Riportiamo il testo della testimonianza che don Don Lush Gjergji, amico e biografo di Madre Teresa, ha voluto condividere con la comunità di Madre Teresa e dei Tre Ronchetti nella serata di venerdì 22 ottobre 2021.
Per completare il ritratto di Madre Teresa, presenterò anche alcune mie esperienze personali, alcuni dettagli impressi nel mio cuore e nella mia mente.
Un giovedì andai a Roma a casa delle “Missionarie della Carità” per pregare e adorare il Signore insieme a loro. Era lì anche Madre Teresa. L’ho trovata seduta in una piccola cappella, quasi si era trasformata in pietra, immersa nella preghiera e nell’adorazione per ore intere.
Ad essere sincero, dopo un po’ ero stanco e anche leggermente annoiato… Di tanto in tanto leggevo la Bibbia, a volte pregavo, stavo aspettando che smettesse di pregare per poterle parlare. Ma lei rimaneva immobile. Dopo l’adorazione, ci siamo salutati uno con l’altra e le chiesi: “Sei stanca?” come è consuetudine albanese. “No”, rispose. “Non mi stanco mai alla presenza del mio Signore! Fino ad ora abbiamo adorato il Signore nel Pane, ora andiamo a trovarlo nella forma dei poveri”.
Per Lei, questa “transizione” era del tutto naturale. “La mia vocazione e la vostra sono la stessa: la santità”, disse Madre Teresa. Ci ho pensato e le credo. Se fossi stato vicino a Lei e con Lei, forse anche io Sarei diventato santo! Rimanendo con lei, chiunque perde la sensazione del tempo e dello spazio, l’uomo è felice come se fosse in un nuovo mondo, completamente sconosciuto, ma anche così vicino al nostro mondo, quello di Dio e dell’uomo. Pensai. Ogni giorno sono con il Signore, ascolto la sua Parola, mi nutro con il suo Amore e, ancora una volta non cambio, o cambio molto poco e molto lentamente!
Io, noi, siamo stupiti dalla figura e dalla personalità di Madre Teresa, poiché nel mondo non adempiamo al nostro dovere umano e cristiano. Ecco perché c’è così tanta miseria, malvagità, divisione, insoddisfazione… e lei cerca di trovare guarigione per noi. Lei è così grande, molto grande, noi siamo piccoli; così tanto piccoli nel nostro essere, nella nostra vita e nel nostro lavoro…
Lei è così umana, lo spirito di Dio, nella misura in cui lei quasi ha consumato se stessa, non ha quasi più il libero arbitrio, la sua personalità, accetta tutto così serenamente, con tanta fiducia e l’uomo non può capire se lei si sente bene o no, se sia felice o no, vuole fare questo o quello. Lei, ha spogliato la sua personalità, per essere in grado di personificare un volto umano-materno, aggiungerei anche trasparente, che fa vivere l’uomo di Dio, l’uomo che non vive non solo per sè stesso, ma per Dio e il suo prossimo.
In sua compagnia, più volte nel nostro vescovato, quindi a Oslo per il Premio Nobel, sono rimasto molto colpito da questa “assenza di personalità”, quasi non fosse più lei, ma sembrava essersi trasformata nei suoi poveri, nelle persone che Lei desidera rendere felici… Ma dietro questa mancanza di personalità, c’è un Amore, c’è Dio. Allo stesso tempo, è così fragile, così sensibile, umile, dolce ma anche forte, sicura di sé, incrollabile, inflessibile…
Una volta fu intervistata da due giornalisti russi. Le domande che gli posero erano politiche, quasi delle provocazioni. Lei li guardò ma non disse nulla. Dopo un momento di silenzio, uno di loro disse a Madre Teresa: “Mi sembra di essere davanti a mia madre, come se parlassi con lei. Penso che la sua fede sia grande, che il tuo Signore sia buono… Ma noi non possiamo scrivere queste cose, lei potrà capire”.
Madre Teresa gli rispose: “Non preoccuparti affatto. Non leggerò cosa scrivi di me, non conosco nemmeno il russo… La cosa più importante è ciò che accade nei nostri cuori. Siate sempre portatori d’amore e di pace…”.
Ecco un esempio concreto: a Oslo, noi, Madre Teresa, Monsignor Nikë Prela, la suora Missionaria della Carità e altri ospiti, siamo stati invitati a soggiornare presso l’Istituto delle monache di “San Giuseppe”. Là il cibo non veniva servito al tavolo, ma c’è una sorta di self-service, ognuno sceglie quello che gli piace e lo porta sul suo tavolo. Per diversi giorni di seguito Madre Teresa prendeva pochissimo e non bevve altro che un bicchiere d’acqua, che metteva da parte. Un giorno le ho chiesto di sedersi insieme con Nikë Prela e aggiunsi che stavo per portare la cena al vescovo, dato che lui era il nostro pastore, quindi dobbiamo onorarlo e rispettarlo, come siamo abituati nel nostro paese, e che gli avrei portato anche la cena. Lei mi guardò con dolcezza e mi disse: “Be’, fai bene a comportarti così con il vescovo, con tanta gentilezza e rispetto. Tu lo devi onorare e amare come se fosse tuo padre, perché lui è il padre del popolo di Dio, del nostro vescovato”. Mentre stavano parlando, portai la cena a entrambi.
Le portai molto di più del solito. Lei, mi guardò, quasi sorpresa, ma non disse niente. Pensai che avesse finito l’intero piatto solo per farmi piacere. Durante la cena, di tanto in tanto mi guardava, come a dirmi: “Ma cosa hai fatto?”
Lei è così, vuole far contenti a tutti, lei pensa agli altri, ma mai a se stessa.
In altre occasioni, non mi ha mai permesso di portarle la cena…
A Oslo noi eravamo una piccola famiglia albanese, Madre Teresa, Monsignor Nikë Prela, il fratello di Madre Teresa, Lazër Bojaxhiu, sua figlia, Age Bojaxhiu ed io. Abbiamo parlato di molte cose, dei nostri giorni a Skopje e Letnica. Lei ci raccontò una sua storia, parlò della sua vocazione, della sua famiglia, del popolo albanese. Ci sentivamo così uniti, così felici in sua compagnia che era così difficile separarsi per riposare un po’ anche durante le ore della notte. Una sera siamo rimasti insieme fino a tardi. Successivamente scrissi le mie impressioni della giornata. Lei venne nella mia stanza e mi disse: “Non dormi, lavori ancora?”. E aggiunse: “Siediti, vuoi parlare ancora un po’?”. Gli risposi: “No, per stasera va bene così, continuiamo domani…”.
Il giorno dopo mi svegliai appositamente alle quattro e andai in cappella. La trovai seduta lì, assorta nella preghiera e nella meditazione. Sì, lei vive per gli altri, ma trova la forza in Dio per poter essere così buona, così presente, così…
Quando l’ho accompagnata a Oslo per il Premio Nobel, aveva con lei una borsa grande, abbastanza semplice e povera e qualche volta diceva: “Per favore, conserva questa borsa e i miei soldi per un po’, perché in tutto questa folla e confusione, tu puoi proteggerla meglio”.
Per cinque giorni a Oslo, ovunque andasse, era circondata da giornalisti, fotografi, telecamere, commentatori radiofonici e televisivi, da una grande folla. Rilasciò molte interviste. Le chiesi: “È pesante per te tutta questa confusione? “Ho fatto un contratto con Gesù, per ogni foto che mi fanno, un’anima si salva dal purgatorio”, mi rispose sorridente con grande prontezza. Poi proseguì: “Se solo mi dessero tutti questi soldi per i poveri…”. E concluse: “Forse entrambe sono necessarie per la gloria di Dio”.
Una volta le ho chiesto direttamente: finché sarà in vita tutto andrà nel migliore dei modi, ma dopo la sua morte? Madre Teresa rispose: “Se la mia Congregazione è opera di Dio, allora dopo la mia morte si svilupperà e prospererà per il bene dell’umanità e della Chiesa. Ma se un giorno le mie sorelle non saranno fedeli al Signore, se non attueranno la sua volontà, allora pregherò il buon Dio di distruggere il mio Ordine il prima possibile…”
Fummo invitati da una famiglia croata a Oslo. Era il guardiano della comunità delle suore di “San Giuseppe”. Tutta la famiglia sedeva felicemente intorno a Madre Teresa e poi, all’improvviso, Franco, il loro bambino piccolo, è corso fuori casa. Pensavamo si fosse spaventato… Dopo un po’ tornò e si gettò in un abbraccio a Madre Teresa. Lei lo prese per mano e l’abbracciò. Aveva pochi soldi spicci, “i suoi risparmi”, li diede a madre Teresa che dicendo: “per i vostri poveri bambini!”.
Lei commentò questo raro gesto con queste parole: “Questo è un premio più alto del Nobel, perché arriva da un cuore innocente che da settimane raccoglie questi soldi per darli ai poveri”.
Durante il tempo in cui eravamo a Oslo, Lei fece una breve visita al re di Norvegia, Olav V, il 10 dicembre 1979, alle 9:30. Fu accolta con tanti onori. Dopo il saluto e una breve conversazione, Madre Teresa chiese al re: “Maestà, lei sarà presente oggi alla cerimonia della presentazione del Premio Nobel?”.
Re Olav rispose: “Verrò volentieri, ma io sono sempre sotto i riflettori, quindi non voglio che questo accada anche oggi… Oggi è il suo giorno. È lei la persona del giorno, quindi non voglio rovinare questo momento.
“No, maestà, no. Né Lei né io siamo importanti, al centro, ma Dio e i nostri poveri, quindi se desidera venire, Lei non rovinerà né me né chiunque altro”. Dopo la sua proposta e la spiegazione il Re accettò e, con sorpresa di tutti, soprattutto degli organizzatori, partecipò alla cerimonia.
Madre Teresa sorprese anche il Comitato per il Nobel quando rifiutò la cena ufficiale e solenne, che avevano organizzato in suo onore, dicendo: “Non posso accettare una cena del genere, finché la nostra gente soffre e muore di fame. Vogliamo essere poveri, così come loro…”. Il denaro che sarebbe stato speso per la cena è stato dato a Madre Teresa per i poveri.
Prima di partire per Roma ebbe un colloquio con il presidente del Comitato del Nobel, il dott. John Sannes, che mi disse: “In verità non sappiamo chi è stato davvero onorato, se noi o Madre Teresa che ha ricevuto il Premio Nobel. Ringraziamo cordialmente Madre Teresa per aver accettato Il Premio Nobel per la Pace: ora il valore di questo Premio è aumentato moltissimo… Penso che lei possa essere di grande aiuto dandoci qualsiasi suggerimento, come è nostra usanza e tradizione. Sarebbe stato più semplice se Lei ricevesse questo Premio ancora un’altra volta” (lo disse con un sorriso, forse per scherzare un po’).
Successivamente, l’abbiamo accompagnata all’aeroporto di Oslo. Prima di separarci disse: “Adesso vado a Roma per stare qualche giorno con le mie sorelle, poi incontrerò il Papa. Ho deciso di ritirarmi dalla vita pubblica oltre che dalla guida della Congregazione. Tornerò nella città dei lebbrosi!”.
E così fece, ma Papa Giovanni Paolo II, la pregò, a nome suo e di tutta la Chiesa: “Madre, Lei è la testimonianza vivente di Cristo e del Vangelo. Perciò devi andare ovunque vieni chiamata ad evangelizzare e testimoniare l’amore di Dio per tutti…”.
Pochi mesi dopo, lei mi raccontò: “Il Santo Padre mi ha detto che io avrei dovuto continuare a lavorare, visitare le nostre case, portate la testimonianza del Signore nel mondo. Pertanto, farò quello che lui mi chiede, questo significa che ascoltare la volontà di Dio”.
Madre Teresa era a Skopje. Lei desiderava aprire una casa, ma incontrò molti ostacoli, poiché le autorità utilizzavano la casa vicino alla residenza del Vescovo come magazzino, come un deposito specializzato per la “Macedonia film”. Sulla base di un accordo tra le due parti, almeno una parte di questa casa doveva essere svuotata dalle suore di Madre Teresa e poi consegnata al vescovato. Lei disse con molta sicurezza e convinzione: “Nessun problema, non preoccupatevi. Domani lancerò la meravigliosa medaglia della Madonna e tutto finirà bene, presto avremo la casa”.
Poi raccontò questo episodio: “Eravamo a Londra e avevamo bisogno di una casa, una casa isolata. Le suore mi dissero che, per tanti motivi, sarebbe stato meglio comprare una determinata casa. Ma c’era un uomo “difficile”, che non voleva assolutamente venderla… Dissi alle suore: abbiate fiducia, domani andrò a lanciare la miracolosa medaglia della nostra Madonna e tutto sarà più facile. E così fece. La sera l’uomo venne e mi disse: “Voglio vendere la casa e voglio che sia tu a comprarla…”. Il prezzo era esattamente quello che eravamo disposte a pagare.
Vedete, allora, questa è opera della Nostra Madonna“, concluse lei… Fece lo stesso a Skopje e ottenne gli stessi risultati, le fu data una parte della casa che si utilizzava come magazzino per i film…
Nel 1986, Madre Teresa era a Zagabria. Si celebrava la Santa Messa nella cattedrale, officiata dall’arcivescovo di Zagabria, Cardinal Franjo Kuhorić e da una cinquantina di sacerdoti, davanti a una folla che riempiva la cattedrale e la piazza antistante. Dopo la messa, ci fu una processione infinita di persone, dalla cattedrale alla residenza dell’arcivescovo, che circondò Madre Teresa: volevano vederla, toccarla, essere il più vicino possibile a Lei… Una donna si inginocchiò davanti a Lei e voleva baciarle i piedi piangendo: “Benedetto colui che viene nel nome del nostro Signore! Lascia che ti baci i tuoi piedi benedetti, che camminano per le strade del mondo portando ovunque l’amore di Dio!”. Fummo tutti commossi da questo gesto sincero e semplice e anche Madre Teresa commentò: “Oggi la gente sente un grande bisogno di Dio!”.
Durante la cena, al palazzo arcivescovile, Lei ci raccontò diversi episodi dalla sua visita a Cuba e particolari della conversazione che ebbe con il leader, Fidel Castro. “Dopo una cordiale conversazione, lui si alzò e disse: “Madre Teresa, ti ringrazio per il tuo servizio ai poveri e ai bisognosi”. Gli rispose brevemente: “Lo faccio per Gesù …”, e poi aggiunse: “Pregherò per te e la tua famiglia, che tu abbia l’amore di Dio e del tuo popolo”. E gli chiese di pregare con lei… Castro rispose: “La mia preghiera per te e le tue sorelle sarà la mia dedizione ai poveri e bisognosi”.
Durante il nostro ultimo incontro, una conversazione sincera, mi disse: “Quando berrai una goccia d’acqua ricordati di me, prega per me e io sempre ti ricorderò nelle mie preghiere davanti al Nostro Signore, perché tu sei il mio sacerdote!”.
Un giorno mi prese la mia mano e mi disse così: “Guarda la tua mano e le cinque dita…”. Risposi: la guardo tutti giorni, è la mia mano, sono le mie dita… Che scherzo è questo? Mi guardo dolcemente e mi rispose: “Non è un gioco né uno scherzo… Ogni mattina ed ogni sera fai questa domanda: “Cosa farò oggi per Gesù, oppure la sera: Cosa ho fatto oggi per Gesù?” La stessa domanda la puoi fare anche per il fratello o la sorella. Se la giornata è andata bene, Lo ringrazi, se è andata male, chiedi perdono… Questo è il migliore esame di coscienza, oppure il Vangelo in cinque dita…” Poi concluse così: “Lascio questa eredità e testamento spirituale a Te, per trasmetterlo agli altri…”
Milano, 22 ottobre 2021
Don Lush Gjergji