Capitolo 7: I Pastori indimenticati

La narrazione fin qui svolta dalle origini al 1567, anno di fondazione della parrocchia, e dal 1567 al 1873, anno della soppressione del comune dei Corpi Santi, propriamente storia per la possibilità di usare liberamente dei documenti per la scomparsa dei personaggi ivi citati e dei loro prossimi discendenti, ha come centro di riferimento il sacerdote responsabile delle anime dei Tre Ronchetti.

Sono dodici, più uno i pastori di questa cura milanese, così piena di memorie e di tradizioni: più uno, cioè il primo parroco, D. Bernardo Radici di Casorate Primo, il cappellano incontrato da San Carlo e invitato a concorrere alla nuova parrocchia, che governerà poi per 25 anni.

I dodici parroci, elencati nella Tavola Crologica, sono:

Sac. Luigi Abbiati dal 1593 al 1630
Carlo Sassi 1631 1655 traslocato
Giuseppe Bozzo 1655 1677 morto in Parrocchia
Benedetto Tosi 1677 1699 morto in Parrocchia
Giacomo Cassola 1699 1714 traslocato
Gaspare Pozzi 1714 1753 morto in Parrocchia
Fermo Valerani 1754 1790 morto in Parrocchia
d’anni 66 Febbraio 12
Cesare Palazzoli 1791 1812 traslocato Bustighera
Giovanni Appiani 1812 1821 traslocato Vermezzo
Carlo Croce 1821 1850 morto in Parrocchia
a 57 anni
Davide Cerri 1850 1858 traslocato a Niguarda
a 54 anni
Bartolomeo Silva “ 1860 1880 morto in Parrocchia
d’anni 63 Settembre 5

Essi entrarono nel ricordo perenne dei ronchettesi per aver costruito ed attuato il piano liturgico parrocchiale di lode a Dio e di salvezza delle anime.

Il Diario di D. Fermo Valerani, uomo di cultura, scritto nel 1756, a due anni appena dal suo ingresso in parrocchia, ricorda per ogni solennità le funzioni, le preghiere e le offerte conformi a tradizioni consolidate.

I fondamenti su cui operarono concordi i pastori ronchettesi appaiono in esso essere la messa quotidiana, l’ufficiatura dei vesperi, la dottrina cristiana, i sacramenti, particolarmente, della Comunione e della Confessione, le benedizioni eucaristiche, il rosario, le processioni devozionali. Di queste alcune erano mensili e fissate alle domeniche: la prima domenica di ogni mese era dedicata alla devozione della Madonna del Santo Rosario, con la processione esterna, organizzata dalla confraternita di tale nome «quando non siavi impedimento di Pioggia o Neve in piazza».
La terza domenica invece di ogni mese si celebrava in particolare l’Eucaristia, ed i confratelli del Santissimo Sacramento organizzavano la processione eucaristica esterna sempre «quando non piova».
L’ultima domenica, infine, di ogni mese intensificava il suffragio, soprattutto, dei confratelli defunti appartenenti alla Compagnia della Santa Croce: il parroco, in cotta e stola nera si recava al cimitero accompagnato processionalmente dai fedeli, recitando alternativamente con loro i versetti del vespero dei morti.
A queste processioni si accompagnarono ogni anno quelle propiziatorie di S. Marco e delle Litanie Maggiori e si toccavano i punti principali della parrocchia, cioè «andando alla Capella di S.Rocco quindi passando per le campagne alli Fornelli e poi all’oratorio di S. Materno .. poi traversando la Corte di Ronchetto di Sopra, per la strada e sentiero che conduce alla Chiesa» cantando i salmi penitenziali e le litanie dei Santi per chiedere a Dio la fertilità della terra.

Le processioni furono però la cornice del culto cristocentrico, del culto mariano e del culto dei santi. La Liturgia, infatti, si svolge ripercorrendo il ciclo della Redenzione e gli abitanti di Tre Ronchetti, sotto la guida dei parroci, vivevano quei misteri culminanti nel Natale, nella Pasqua e nella Pentecoste.

Il Natale era preparato dall’Avvento, dalla benedizione delle case, dalle tre messe della Natività, iniziate alle sei di mattina, e bacio di una curiosa reliquia, le fasce di Gesù Bambino, sicuramente di qualche simulacro particolarmente venerato.

La Pasqua raggiungeva la massima solennità con la preparazione della Quaresima, dove ogni domenica veniva appositamente un predicatore arcivescovile a spese della comunità mentre il parroco istruivai fanciulli alla confessione ed alla comunione.

La Pentecoste,infine, chiudeva le celebrazioni maggiori e occupava la domenica e i due giorni seguenti, nei quali si cantavano la messa ed i vesperi e, soprattutto, si cercava di conservare il fervore eucaristico suscitato nelle feste pasquali per esternarlo nel trionfo del Corpus Domini. Quest’ultima festa era celebrata, soprattutto, al pomeriggio per darmodo ai fedeli di partecipare la mattina alla grande processione di Milano: nel pomeriggio solamente, a Tre Ronchetti, si snodava la processione eucaristica dalla chiesa al cimitero, dove nella cappelletta della Maddalena si addobbava l’altare per la benedizione.

Il culto mariano prepara il culto propriamente divino e sacerdoti e fedeli facevano a gara per esprimere la loro devozione alla Vergine: un legato Aliprandi anzi faceva obbligo di cantare le litanie in tutte le feste della Madonna.
Queste si svolgevano con particolare distinzione:

  • la Purificazione, 2 febbraio, con la benedizione delle candele,
  • l’Annunciazione, 25 marzo,
  • l’Assunzione, 15 agosto,
  • la Natività, 8 settembre,
  • il Nome di Maria,12 settembre,
  • la Madonna del S. Rosario, compatrona della parrocchia, la prima domenica di ottobre e, infine,
  • l’Immacolata Concezione, 8 dicembre, ereditata dai francescani di Gratosoglio dopo il loro allontanamento.

Il culto dei Santi fu molto sentito a Tre Ronchetti, che si gloriava di possedere numerose loro reliquie, anche per quella affinità umana con i fratelli maggiori già in Paradiso: la parrocchiale era dedicata da sempre a San Pietro e per l’apostolo pentito e fatto capo della Chiesa era celebrata la festosa e rumorosa patronale.
I Santi, ai quali erano consacrati gli altari laterali della chiesa, pure, erano assai venerati:

  • S. Michele, patrono della confraternita della Carità, era festeggiato due volte all’anno, nell’ultima domenica di agosto e nella ricorrenza liturgica, 29 settembre, con numerose messe celebrate nella sua cappella.
  • S. Giuseppe, 19 marzo S. Anna, 26 luglio, e S.Carlo 4 novembre, ebbero anche particolari manifestazioni di pietà, e così
  • S.Rocco, 16 agosto, alla cui edicola si andava in processione a chiedere protezione per i campi e per gli armenti.

Furono sicuramente ricordati, almeno dai fedeli di Ronchettone, anche S.Materno, 18 luglio, il cui oratorio dipendeva dall’Opera Pia di Santa Corona, e S.Antonio di Padova, 13 giugno, la cui festa coincideva quasi sempre con la solennità del Corpus Domini o del suo ottavario, come furono celebrate le riccorrenze degli apostoli Mattia,7 febbraio, Giacomo e Filippo, 1 maggio, Bartolomeo, 24 agosto,Matteo, 21 settembre, Simone e Giuda, 28 Ottobre, Andrea, 30 novembre, Tomaso, 22 dicembre, Giovanni, 27 dicembre, dei martiri Biagio e Lo­renzo, del vescovo Ambrogio,7 dicembre, delle martiri Eurosia, 10 maggio e 29 agosto, e Lucia, e di Tutti i santi, 1 novembre, nel qual giorno si esponevano alla venerazione le reliquie conservate nella chiesa.
Complemento del culto dei santi fu il culto dei morti, sentitissimo, e per il quale le confraternite della Carità e quella della Croce facevano celebrare messe, indire processioni al cimitero e un ufficio generale solenne, il lunedì dopo la festa della Santa Croce, 3 maggio, trasportato nel 1774 al giorno dopo la patronale di S. Pietro, oltre l’ottavario in novembre, in occasione della commemorazione di tutti i defunti.

Queste date liturgiche stringevano con vincoli spirituali i pastori ai fedeli e i pastori tra loro, che si scambiavano la presenza e l’assistenza nelle varie feste locali. Questa liturgia, sviluppata nell’arco di tutto l’anno, diveniva la migliore pedagogia di elevazione del tenore materializzante di questa popolazione legata alla terra, che ogni giorno trovava alimento abbondante per l’anima nei misteri ecclesiali e nella parola vivificatrice el parroco, il quale era altresì disponibile anche al perfezionamento civile dei fedeli.
D. Bernardo Radici, il primo parroco, 1567-1593, pose i fondamenti della parrocchia, applicando scrupolosamente le norme di S. Carlo per il decoro della chiesa, per la formazione dottrinale, per l’organizzazione comunitaria.
D. Luigi Abbiati, secondo parroco, 1593-1630, per quasi quaranta anni sviluppò ogni attività organizzativa, portò a compimento la ricostruzione della chiesa e, forse, consumò a 63 anni il suo ufficio pastorale nell’assistenza agli appestati.
D. Carlo Sassi, D. Giuseppe Bozzo, D. Benedetto Tosi, D. Giacomo Cassola, rispettivamente terzo, quarto, quinto e sesto parroco, cercarono di riorganizzare la parrocchia rovinata dalla peste ed afflitta dalla miseria, rinunciando alle elargizioni dei fittavoli in gravi necessità e, nello stesso tempo, cercando ogni aiuto e dando del proprio per completare la casa di Dio con la sacrestia e con i vari altari laterali, e per incrementare l’assistenza ai più poveri ed il suffragio per i tanti defunti con l’erezione delle confraternite della Carità e della Santa Croce.
D. Gaspare Pozzi, settimo parroco, uomo giusto e battagliero, operò per la completa autonomia della parrocchia, liberandola dalle servitù di S. Lorenzo, e lasciò al suo successore,
D. Fermo Valerani, una comunità spiritualmente solida, economicamente in sviluppo, pronta a divenire comune autonomo: meritatamente i ronchettesi lo vollero sepolto al centro della loro chiesa.

Gli ultimi quattro parroci dovettero guidare il piccolo gregge attraverso eventi memorabili cercando di mantenere la Fede e di non far compromettere eccessivamente lo sviluppo raggiunto da Tre Ronchetti come parte del Comune dei Corpi Santi:

  • D. Fermo Valerani, ottavo parroco, estensore delle memorie liturgiche parrocchiali, per meglio attendere ai suoi doveri pastorali si addossò l’onere di un cappellano e con lui mantenne una comunità ecclesiale fiorente, pur nel riformismo, molte volte antireligioso, dell’Illuminismo.
  • D. Cesare Palazzoli, nono parroco, dovette fronteggiare gli invasori francesi ed adattarsi al nuovo ordine imposto, sforzandosi di mantenere inalterati i principi cristiani nel frastuono non sempre positivo di libertà, fraternità, uguaglianza
  • D. Giovanni Appiani, decimo parroco, preparò la parrocchia alla restaurazione degli austriaci, ritornati a dominare la Lombardia.
  • D. Carlo Croce, undecimo parroco, fu al timone dei Tre Ronchetti nel periodo più entusiasmante e più deludente del Risorgimento italiano, 1821-1849, e mantenne nei parrocchiani la speranza di un avvenire migliore.
  • D. Davide Cerri, dodicesimo parroco, amministrò e sostenne la comunità ronchettese negli anni 1850-1858, anni di difficoltà, soprattutto economiche, originate dalle imposizioni austriache, vendicatrici della prima guerra d’Indipendenza.
  • D. Bartolomeo Silva, ultimo parroco di questi secoli narrati, fece restaurare la chiesa e la canonica da troppi anni lasciate deperire per le vicende politiche ed assistette al passaggio definitivo dei Tre Ronchetti all’Italia unita e sicuramente, con dispiacere, alla soppressione del Comune dei Corpi Santi ed alla riunione a Milano.

Questi pastori hanno ben meritato la gratitudine dei loro fedeli per aver operato solamente e sempre per la gloria di Dio e per il vantaggio spirituale e civile del loro gregge, piccolo ma inserito nell’ovile maggiore dell’Archidiocesi ambrosiana, una delle più importanti della Chiesa.