I delegati di S. Carlo, P. Leonetto Clivone, superiore dei gesuiti, stimatissimi dal Santo, e mons. Lodovico Moneta, altrettanto venerato dall’Arcivescovo, discussero per quasi quattro mesi con i rappresentanti dei Tre Ronchetti sui motivi per l’erezione della parrocchia, sulla conformità con i dettami del Concilio di Trento, sull’autorità per farla, sulla dotazione necessaria, sui confini parrocchiali e sui legami con S. Lorenzo, la chiesa matrice.
Nella chiesa di S. Pietro di Ronchetto, il 3 agosto 1567, s’incontrarono, infine, per la conclusione i due rappresentanti di S. Carlo e i deputati o rappresentanti della nuova parrocchia: il notaio ecclesiastico G. Pietro Scotti, assistito dai testimoni Paolo Ugoni, sacerdote, Giovanni Busca e Giovanni Antonio Mozzati stese il documento di fondazione della parrocchia. I motivi principali messi nel documento e corroborati per la visita pastorale fatta personalmente da S. Carlo, conformi alle prescrizioni del Concilio Provinciale primo del 1565, furono: 1° la distanza degli abitanti dei Ronchetti, alcuni di mezzo miglio, altri di uno, due, tre miglia dalla parrocchia di S. Lorenzo; Questi motivi persuasero San Carlo di esservi tutte le condizioni esigite dal Concilio di Trento per erigere nuove parrocchie, staccate da S. Lorenzo, iniziando da Tre Ronchetti e da Barona e poi, nel 1568, S. Gottardo fuori di Porta Ticinese. Constatato che la chiesa era adatta a divenire la nuova parrocchiale si fece la lista dei luoghi e dei fedeli della nascente comunità ecclesiale. Essa ebbe tre redazioni sintetiche, di cui due in volgare come si era fatto per la Barona ed una in latino, ed una analitica in volgare di luoghi e di fedeli, che raggiunsero il numero di 554: in particolare: 1. Prima redazione in volgare e poi cancellata: “A – Notta delli luoghi di dare alla cura del Ronchetto – P.a il detto luogo del Ronchetto Inferior – il Roncheto di mezo – il Roncheto Superior – le tre folla de’ Valnesa – la Cassinaza – le case di ms. Ottaviano del Conte e di ms. Iosef Gorlo appellate le Canove – la Cassineta “; 2. Redazione latina: “A – Describantur capsinae – Primo dictus locus Roncheti Inferioris – Ronchetum de Medio – Ronchetum Superius – Tres follae de Valnesa – Casinatia – Domus domini Octaviani del Conte et domini Ioseph Gorli appellatae le casenove Casineta “; 3. Seconda redazione in volgare: “Cum Roncheto si danno li altri doij roncheti et le tre folle di Valnesa et la Casinaza et li loghi di ms. Octaviano del Conte et ms. Ioseph Gorlo appellate Le Canove e la Cassinetta. De le anime di questi loghi non si dà distinta nota ma si darà le anime de le tre folle quali assedono a la somma de anime 40 vel circa in el Campesino sono anime 40 vel circa in le Case nove sono anime 40 vel circa. Le anime de li tre roncheti li darà il prete Bernardo ( Radici, il rettore della chiesa di Ronchetto ): si fa che in tutto siano anime 600 vel circa”; 4. Redazione in volgare e analitica di luoghi e di fedeli: “( da ) S.ta Maria Rossa si dà la Torretta
Stabiliti i confini e i componenti della parrocchia, si fissarono mezzi materiali di sussistenza: ai fedeli si concesse lo jus patronatus, cioè il diritto di scegliere e proporre il parroco, condizionato sempre all’approvazione dell’arcivescovo pro tempore, condizionato dall’eventuale possibilità per il presule di dotare la parrocchia di un beneficio stabile, per cui esso sarebbe cessato. Gli obblighi, invece, sarebbero stati di riparare e di provvedere alla chiesa ed alle sue suppellettili e di dare annualmente e in perpetuo al parroco 150 lire imperiali, scaglionate in tre quadrimestri l’inizio di un mese a scelta, 1° aprile e 1° agosto, con la garanzia personale di sei parrocchiani scelti dalla comunità, oltre gli emolumenti per funzioni straordinarie secondo il diritto canonico e la casa di abitazione. Alla chiesa di S. Lorenzo, come matrice, si concedeva il diritto nel caso di funerali o di funzioni solenni, per i quali si esigessero più di sette sacerdoti, compreso il parroco, di dover essere chiamati a questo servizio, prima degli altri, i suoi preti e di avere ogni anno, nella festa del Santo, 10 agosto, l’offerta di una libra di dodici once di cera lavorata. Conclusi questi accordi e messi in iscritto dal notaio, furono eletti proporzionalmente al numero degli abitanti i rappresentanti dei Tre Ronchetti: in particolare: Per Ronchetto, 25 rappresentanti: “Dominus Andreas Garionus fq ( filius quondam ) Georgij per Ronchettino, 4 rappresentanti: «Christoforus Boiaca fq Paulini Ioannes Angelus Poragus fq Zanini per Ronchettone, 6 rappresentanti: “D. Ioseph de Gerlis fq domini Simonis per le nuove case o Canove, 2 rappresentanti: “Franciscus de Mirabilibus fq Baptistae, i quali affermarono di rappresentare la parte maggiore e migliore della comunità.
Le norme benefiche di governo del Santo Arcivescovo fecero crescere, per quasi vent’anni, la fondazione, la quale trovò gli unici ostacoli o più propriamente attriti con la chiesa matrice di S. Lorenzo per quelle passività di sapore feudale, che l’evolversi dei tempi rendevano sempre più insopportabili a una popolazione, molte volte, per il regime coloniale spagnolo ridotta all’indigenza. A un anno, infatti, prima della morte del Borromeo, nel 1583, il parroco ronchettese e i vicini furono severamente richiamati all’osservanza degli accordi dal vicario generale, mons. Lodovico Audeno, dopo un memoriale a lui presentato. |